IL POSTACCIO


A CENA COL SINDACATO

Erano direttori, collaboratori, consulenti, perfino il direttore di filiale. Vestiti di tutto punto, indossato gli abiti migliori.

Si erano dati appuntamento per ottimizzare le auto e viaggiare assieme. Avevano mangiato poco a pranzo per potersi, poi, rifare a cena. Sembravano andare a festeggiare un matrimonio. La sala cerimonie dell’hotel di lusso che li ospitava era quella dei grandi eventi privati.

Cena aziendale? no, erano tutti avventori della convention del grande sindacato.
Non assemblee, riunioni, dibattiti, ma convention, proprio come quelle che fa l’azienda. Che poi, del resto, certi sindacati cos’altro sono se non aziende?

Alla convention, oltre a mangiare e fare salotto tra dirigenti, bisognava eleggere il segretario provinciale.
Un dettaglio. Un dettaglio che non ha riguardato sportellisti e portalettere, però. Infatti non ce n’erano.
Oppure erano pochissimi, ma col destino altrove. Tra una portata e l’altra, tra una risata ed una pacca sulla spalla, avrebbero pure votato.

Chi? L’unico candidato.
Chi lo ha votato?
I delegati.
Chi ha nominato i delegati?
La stessa segreteria che doveva essere votata.
E che poi è stata votata.

Un esempio impeccabile di democrazia rappresentativa. Da parte di chi propone l’azionariato ai dipendenti e il rischio d’impresa in nome di un deformatissimo concetto costituzionale di partecipazione dei lavoratori. Che non solo non hanno partecipato ma sono stati addirittura esclusi.

Ma gli esclusi si sa delegano pure l’aspirazione a prendere parte al banchetto della miseria, e intanto pagano con più di 200€ l’anno e con il peggioramento delle condizioni lavorative e salariali l’attesa del momento in cui, prima o poi, tocca a loro sedere al tavolo dei vertici sindacali che guarda un po’ coincidono pari pari con quelli aziendali.

REARM EUROPE e le
manifestazioni borghesi.

Il 15 marzo è sceso in piazza il braccio armato del capitalismo nostrano.
Con parole d’ordine e mozioni volutamente indefinite e inconsistenti, “intellettuali”, giornalisti, artisti, politici e sindacati (cgil, cisl e uil al completo), hanno dato il proprio apporto a quella che sarà per i prossimi anni l’impennata dell’economia di guerra in europa e nel nostro paese.

Fino all’altro ieri non c’erano soldi per la sanità, per le scuole pubbliche, per sostenere i lavori di cura, per i trasporti, per le comunicazioni, per le spese sociali in generale. Al punto che per queste ragioni in cantiere c’è l’altra tranche di privatizzazione di poste.

Oggi, all’improvviso, il piano Von Der Leyen trova 800 miliardi a debito, per ognuno di noi, che eroderanno salario diretto e quello indiretto attraverso l’ulteriore arretramento dei servizi pubblici.

800 miliardi utili ad armarci. Armarci in nome della pace.
Non solo un ossimoro ma la più grande e pericolosa delle ipocrisie.

IL POSTACCIO


 RETE CORRIERE 


meno lavoro per tutti, tranne che per noi.

Mentre in tutta Europa si discute di riduzione dell’orario di lavoro, Poste e i sindacati firmatutto hanno avviato l’ennesima riorganizzazione del recapito, aumentando l’orario settimanale a 39 ore per chi entrerà in Rete Corriere.

Il prezzo?
3300 posti di lavoro tagliati.
85 centri di distribuzione chiusi.
Turni di 7,48 ore su 5 gg e di 6,30 ore su 6 gg.
Massima flessibilità in termini di sostituzione personale assente e cambiamento turni in base a commesse e business.
Carichi di lavoro con percorrenze medie di 60/75 Km a linea (zona) con punte fino a 100 a km.
Orari che prendono l’intero arco della giornata 11,30 19,18 ed anche il sabato dalle 10,30 fino alle 17,00 (sostituzioni assenti a parte).
Smantellamento del servizio pubblico a vantaggio del profitto privato.

La separazione tra pacchi e posta apre la strada alla dismissione del servizio universale, già a rischio per la scadenza del 2026. Manager e azionisti si arricchiscono, i lavoratori vengono sfruttati e deportati fino a 100 km di distanza dalle proprie sedi (vedi inidonei).

A questi attacchi non possiamo che rispondere con la lotta rifiutando di accettare passivamente il massacro occupazionale.

Informazioni

Cobas poste è un organismo sindacale di base composto esclusivamente da Lavoratrici e Lavoratori che attraverso l'autorganizzazione mettono in atto la contrarietà alle politiche aziendali tese all'esclusivo profitto per manager ed azionisti. Rivendicando il servizio offerto come bene necessario per la collettività esercitano una molteplicità di azioni ad autosalvaguardia dell'operato e della integrità di chi lavora ogni giorno.  

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