IL POSTACCIO
A CENA COL SINDACATO
Erano direttori, collaboratori, consulenti, perfino il direttore di filiale. Vestiti di tutto punto, indossato gli abiti migliori.
Si erano dati appuntamento per ottimizzare le auto e viaggiare assieme. Avevano mangiato poco a pranzo per potersi, poi, rifare a cena. Sembravano andare a festeggiare un matrimonio. La sala cerimonie dell’hotel di lusso che li ospitava era quella dei grandi eventi privati.
Cena aziendale? no, erano tutti avventori della convention del grande sindacato.
Non assemblee, riunioni, dibattiti, ma convention, proprio come quelle che fa l’azienda. Che poi, del resto, certi sindacati cos’altro sono se non aziende?
Alla convention, oltre a mangiare e fare salotto tra dirigenti, bisognava eleggere il segretario provinciale.
Un dettaglio. Un dettaglio che non ha riguardato sportellisti e portalettere, però. Infatti non ce n’erano.
Oppure erano pochissimi, ma col destino altrove. Tra una portata e l’altra, tra una risata ed una pacca sulla spalla, avrebbero pure votato.
Chi? L’unico candidato.
Chi lo ha votato?
I delegati.
Chi ha nominato i delegati?
La stessa segreteria che doveva essere votata.
E che poi è stata votata.
Un esempio impeccabile di democrazia rappresentativa. Da parte di chi propone l’azionariato ai dipendenti e il rischio d’impresa in nome di un deformatissimo concetto costituzionale di partecipazione dei lavoratori. Che non solo non hanno partecipato ma sono stati addirittura esclusi.
Ma gli esclusi si sa delegano pure l’aspirazione a prendere parte al banchetto della miseria, e intanto pagano con più di 200€ l’anno e con il peggioramento delle condizioni lavorative e salariali l’attesa del momento in cui, prima o poi, tocca a loro sedere al tavolo dei vertici sindacali che guarda un po’ coincidono pari pari con quelli aziendali.